Jenny Janet Vera Hidalgo è una giovane donna ecuadoriana che lavora in NTS da oltre dieci anni.
Operaia specializzata nel reparto stampaggio, ha da poco collaborato alla stesura di alcune istruzioni interne molto utili all’operatività sua e dei suoi colleghi.
Ecco la sua storia.
INTERVISTA A JENNY JANET VERA HIDALGO
Quando sei venuta in Italia come hai vissuto la tua condizione di straniera?
Sono venuta in Italia nel 1999 e nel 2003 mi sono trasferita per ragioni personali a Bergamo, una città che mi è subito piaciuta per la sua tranquillità e per la sua bellezza.
Mi sono sentita ben accolta, ho lavorato in diverse aziende del territorio tra cui Nolan e Necta.
Poi, un giorno, ho lasciato il mio curriculum in NTS e da lì è cambiata la mia vita professionale.
Ricordo che il primo colloquio andò molto bene, fu apprezzato in particolar modo il mio italiano fluente.
Cosa hai trovato in NTS?
Un’azienda che mi ha fatto crescere molto, a livello professionale e umano. Ho imparato ad affinare il mio spirito di osservazione e il mio senso critico, ho migliorato le mie capacità organizzative. Lavorando in team con altre persone ho compreso che avere obiettivi comuni non è sufficiente, è necessario anche avere un metodo condiviso perché ci sia armonia vera.
Che aria si respira in NTS?
Direi che c’è un’atmosfera molto collaborativa: nessuno di noi si sente un numero nonostante l’azienda sia grande.
A questo proposito mi viene in mente un ricordo.
Dopo aver lavorato per qualche tempo nel reparto finitura, mi è stato affidato un nuovo ruolo presso il reparto stampaggio. Crescevano le mie responsabilità, in particolar modo dovevo curare il funzionamento e la manutenzione di alcuni macchinari.
Avevo paura di questo passaggio ma sono stata affidata a Giuliano Bresciani, il tecnologo di stampaggio che è diventato il mio punto di riferimento. Un professionista davvero scrupoloso che mi ha affiancato con professionalità e pazienza.
Cosa ti ha detto Giuliano per rassicurarti?
Una volta, a fine giornata,
vedendomi piuttosto demoralizzata mi ha detto: “Jenny, non preoccuparti, il lavoro deve diventare parte di te. Ogni giorno prenderai nuove informazioni e, senza neanche accorgertene, un giorno ti sentirai sicura come non mai. Devi darti tempo”.
Sono parole che mi sono rimaste nel cuore, davvero.
C’ è un altro episodio del tuo lavoro che ti piace raccontare?
L’anno scorso ho visto un collega in difficoltà.
Dopo una settimana di formazione, non era ancora in grado di utilizzare correttamente un macchinario, non ricordava i passaggi.
Ho pensato che gli sarebbe stato utile avere a portata di mano alcune istruzioni scritte da consultare facilmente in caso di necessità; sono tornata a casa e ho iniziato a scriverle in un documento.
Poiché non conosco benissimo la grammatica italiana, mi sono fatta aiutare dai miei figli che sono nati qui e che conoscono molto bene la lingua: mi piace coinvolgerli nel mio lavoro e loro conoscono NTS anche grazie ai miei racconti.
Quando ho finito di scrivere il documento, l’ho condiviso con la Direzione NTS che ha molto apprezzato il mio contributo, ufficializzandolo poi per tutti a integrazione dei documenti presenti in Qualità. Inutile dirlo: mi sono sentita molto gratificata.
Cosa ti ha spinto a fare un gesto del genere?
Il senso di appartenenza, l’amore per il mio lavoro.
Passiamo la maggior parte della nostra vita al lavoro, credo che amarlo sia indispensabile per sentirsi soddisfatti e appagati.
È un insegnamento che cerco di trasmettere tutti i giorni anche ai miei figli.
C’è qualcosa che ti piace fare nel tuo tempo libero?
Stare con i miei amici: anche in NTS ne ho molti.
E poi mi piace aiutare chi è meno fortunato.
Collaboro con l’associazione Naga Milano, specializzata nell’accoglienza degli immigrati in Italia. Cerchiamo di dare loro la prima assistenza, spesso anche solo parlare la loro stessa lingua li rassicura. Credo che sia un dovere di ognuno di noi aiutare chi ne ha bisogno.
C’è un desiderio nel cassetto?
Quando sono venuta in Italia non ho continuato i miei studi in Economia e Commercio, dovevo lavorare. Ma forse è stato un bene, non mi sentivo portata per gli studi scientifici.
Non so quando ma vorrei studiare psicologia per comprendere meglio gli altri e per sentirmi sempre utile.
Davide Licari è a capo dell’Officina Costruzione Stampi di NTS.
Coordina una squadra di venti persone, ama lo sport e il mondo della formazione.
Lavora in NTS dal gennaio 1989 e ha vissuto la sua trasformazione da azienda artigiana a realtà industriale.
Lo abbiamo intervistato per conoscere nel dettaglio la sua storia professionale.
INTERVISTA A DAVIDE LICARI
In che cosa consiste il suo lavoro?
Gestisco tutta la filiera produttiva degli stampi di NTS.
Di norma gli stampi sono ideati dal nostro Ufficio Progettazione e poi vengono messi in produzione.
Ci sono diverse lavorazioni che oggi sono seguite da robot antropomorfi ma la figura umana è comunque centrale: nella programmazione e nel monitoraggio della macchina, così come nella fase di finitura dello stampo.
Questa sinergia Macchina – Uomo è un aspetto molto importante nel mio reparto.
Se da un lato devo monitorare il perfetto funzionamento delle macchine, dall’altro devo fare in modo che tutte le risorse umane siano impegnate al massimo del loro potenziale.
Tecnologia e Uomo devono convivere in maniera armonica: il mio compito è far sì che questo accada. Come è intuibile, l’evoluzione digitale ha cambiato molto il mio modo di lavorare negli ultimi anni e, per questo, l’azienda ha investito anche nella mia formazione.
In che modo?
Con NTS ho seguito corsi tecnici, ma soprattutto ho frequentato corsi per migliorare le mie capacità personali, penso ad esempio a quella di dover gestire un team di persone.
Sono davvero molto grato per il percorso di apprendimento che ho intrapreso.
Ho tratto molti insegnamenti dal nostro coach Paolo Manocchi: tra le tante cose che mi ha insegnato c’è quella di ascoltare profondamente il mio interlocutore perché spesso nelle domande che mi pone ci sono già le risposte che cerca.
Spesso il lavoro fa emergere alcuni aspetti del nostro carattere che ancora non conosciamo.
Concorda?
Negli anni ho capito che traggo molta soddisfazione nel vedere motivato chi mi circonda e che, al contrario, sono molto infastidito nel vedere accanto a me persone svogliate.
Ci sono alcuni giovani che dicono di voler lavorare qui ma poi si tirano indietro dopo pochi giorni.
Trovo curioso che, complice anche qualche programma televisivo, sia ritenuto nobile ungersi le mani in cucina ma poco elegante sporcarsele con il lubrorefrigerante da officina.
Si è generato un pensiero comune – a mio parere non condivisibile- secondo cui sussistono lavori manuali di serie A e di serie B.
Io dico con forza che fare un lavoro manuale significa metterci testa e concentrazione con la completezza del saper usare le mani con professionalità. Significa avere la capacità di creare qualcosa, una sensazione davvero impagabile.
I genitori possono aiutare i propri figli a realizzarsi?
Dobbiamo smettere di essere iperprotettivi con i nostri figli. Succede che ragazzi di diciotto anni siano accompagnati in azienda dai genitori che poi si raccomandano di non farli affaticare troppo. Dobbiamo capire che amare significa aiutare i nostri figli a trovare la propria strada, significa incoraggiarli a osare, a sperimentare e a mettere impegno e cuore nelle cose.
Per crescere bisogna fare esperienza ed essere umili: non esistono scorciatoie.
Cosa le piace di NTS?
Sono in questa azienda da oltre trent’anni e posso dire che è un’azienda che crede in valori come trasparenza, coerenza, condivisione, responsabilità e flessibilità . Il passaggio da realtà artigianale a industriale è stato graduale, costante, condiviso: tutti noi ci siamo sentiti parte della crescita di questa azienda.
Peraltro i valori fondanti sono rimasti sempre gli stessi: nonostante dipendenti e collaboratori siano cresciuti in maniera esponenziale, nessuno di noi si è mai sentito un numero.
NTS sa stare al passo con i tempi senza snaturarsi: credo che questo sia il suo più grande punto di forza.
Come vede la nuova immagine aziendale e la svolta social?
Credo che la comunicazione aziendale sia coerente con il nostro modo di essere.
Tecnologia, ambiente e relazione umana sempre al centro: valori semplici che ognuno di noi cerca di trasmettere a clienti, fornitori e collaboratori.
Apprezzo anche la scelta di essere sui social: è un modo di aprirsi al mondo, di dialogare e di conversare anche oltre i confini fisici. Noi siamo così: amiamo il confronto.
Quali sono le sue passioni?
Mi piace correre. Ho anche un ruolo direttivo nella società sportiva Atletica Stezzano.
Sono in molti a credere che sia uno sport individuale ma si sbagliano: la parte più bella della corsa è allenarsi con i propri compagni, prepararsi a un evento competitivo restando uniti.
Io credo sia una splendida metafora della vita: ognuno di noi corre sulle proprie gambe ma fiato e cuore sono frutto di una forza interiore che trovi solo quando condividi il tuo percorso con persone di valore.